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Origano e vento

origano e vento
Da una foto di Paolo

Giuseppe ha 8 anni. Questa mattina si è alzato presto perché ha aiutato il nonno con gli ulivi, ma poi lui gli ha detto “va’”, ed è scappato per i campi, a raccogliere sassi rotondi e spighe. La mamma lo ha appena chiamato. È l’una passata.
Lui muore di fame e, fuori dalla vecchia cascina la tavola lunga è apparecchiata di bianco e si muove col vento. C’è profumo di pomodoro fresco e origano selvatico e lui corre dalla nonna, che sta affondando la bocca sdentata in una mozzarella molle, sbrodolandosi il mento.

È seduto in un angolo e, mentre ingoia orecchiette a cucchiaiate, guarda di traverso la Maria.
Sembra così bella nei suoi 13 anni e col grembiule azzurro della domenica.

Giuseppe ha 46 anni.
È l’una passata.
Seduto sulla sua vecchia altalena guarda da lontano la tavola apparecchiata.
La mamma è un po’ più curva ma le orecchiette le ha fatte lo stesso.

Il vento le scompiglia i capelli, alla Maria, che oggi è vestita di un bianco leggero.
Se la ricordava bella, ma mica così bella.

Lei gli si avvicina e lo prende per mano. “Si fredda”. E gli sorride.

Partirà tra due giorni, Giuseppe, per tornare nella sua città di asfalto e tramezzini al tofu.
Eppure in ogni istante, chiudendo gli occhi, lui sente profumo di origano e di vento.

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