racconti

Lumache

A Bregni in inverno sono in 6.
Lo scultore, il proprietario del B&B e le loro mogli, oltre – naturalmente – alle due sorelle Terenzi.
Quando ho scambiato i cinghiali di legno per dei maialetti Luisa me l’ha urlato dalla finestra, due volte: “cinghiali, sono cinghiali!”, ma rideva.
E appoggiata alle persiane verdi mi ha raccontato di tutti gli altri animali di legno che popolano i giardini (6), del Paese.
E poi vuoi non dirmi della Chiesa? Poco più di una stanza di pietra, con il tetto a capanna e così tante storie da riempire un Decamerone.

“Mia sorella ha le chiavi”, indicandomi la porta di legno.
E già la sorella, Rosanna, era accanto a noi, armata di chiavi.
Due giri nella toppa e tutto l’orgoglio di uno dei loro gioielli, perché l’altro sono le colline.

Rosanna alza e abbassa l’indice ora sull’altare, ora sui dipinti ancorati ai muri spessi e ad ogni gesto vien giù un fiume di racconti, su chi l’ha portato lì, su quella volta che – per cucire il ricamo di Madgiugorie – aveva usato l’asciugamano di lino della mamma. “M.M. vedi le cifre qui sotto”.

A visitare la chiesetta ci siamo io, Giuliano e Viola. Rosanna è felice della nostra attenzione che un po’ è per la chiesa, un po’ per lei.
L’affresco della Madonna lo vede da quando è nata, saranno 70 anni, ma non sa cosa ci è scritto sopra.
“Tuo marito ha detto che potevi leggere”, indicando col naso la scritta in latino sull’affresco.

“Tota pulchra es, Maria. Maria sei tutta bella”, le sorrido mentre glielo leggo ma lei non è convinta.
“Non ha peccato, ecco perché è bella” allora anche lei sorride. Ha capito.
70 anni ha aspettato a capirlo ma adesso anche questa cosa si è incasellata bene.

“Comunque, posso leggere ma lui non è mica mio marito”.
Allora, tronfia di un angoletto di modernità, mi dice sorniona: “adesso si dice compagno…” arrotolandosi le mani nelle mani, come a mischiare le pasta delle tagliatelle e sgrovigliare un po’ i pensieri.
Mi viene da ridere. “Giusto, ma noi siamo solo amici”.

Ora lei è davvero confusa, e davanti all’altare di quella chiesetta dove tutto è chiaro sta cercando il capo di un gomitolo un po’ strano.
“E la bambina?”
“Lei è mia”.
Ecco. Adesso il suo sguardo è più accartocciato di un intero nido di tagliatelle. Ma non la prende male, solo si confonde.

Allora mi diverto ad aggiungere un altro pezzetto di confusione.
“Che poi sa, Rosanna, adesso non si chiama nemmeno più compagno perché non si usa più dire che uno è maschio e uno è femmina. Magari uno vuole essere tutte e due.”

“E come si dice?”
“La mia persona”.

Lei ci pensa un attimo. Alza lo sguardo sulla madonnina che da oggi è solo bellezza, e la vedo che fruga veloce tra i suoi pensieri. Poi lo trova.
“Siamo come le lumache?” con un’espressione candida e la soddisfazione di aver trovato una soluzione.
Io rimango sospesa un secondo, come il browser quando manca la linea.
“Le lumache non sono nè maschio nè femmina”. Mi viene in soccorso lei.

Non riesco a smettere di ridere ma la precisione della casella che ha trovato è perfetta.
“Siamo come le lumache, Rosanna”.

La sera, andando a dormire, penso che sia stato proprio un bel “commercio” tra me e la Rosanna: io le ho allungato un pezzo della bellezza della Madonnina, lei mi ha mostrato che la complessità che crediamo di scoprire ogni tanto è invece semplice, e non è nulla da inventare.

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