racconti

Cosa vuoi

Cosa Vuoi

Le mani ossute, dalle dita affusolate e le unghie laccate di rosso acceso, indicavano le tre chiavi, appoggiate sul tavolo nudo.
Un respiro corto.

I suoi occhi presero a saltare da una all’altra, alla ricerca di un indizio. Un appiglio qualsiasi che fosse convincente.
Più che a quella che avrebbe scelto, non riusciva a decidersi a rinunciare a ciò che avrebbe lasciato.
La zingara la guardava con un sorriso obliquo stampato sul viso rugoso, dipinto con cura imperfetta.

L’indice si poggiò sulla prima chiave a sinistra.
Più per frustrazione che per decisione.
La zingara abbassò lo sguardo sul bronzo opaco della chiave.
“Andrà come avrai deciso”.
Proferì con un tono solenne, anche vagamente pomposo, che non lasciava spazio a repliche.
C. inarcò un sopracciglio.

La zingara si stava già alzando, frusciante nei suoi gonnelloni colorati.
“Questo lo sapevo anch’io”.
Bofonchio’ C a bocca mezza chiusa.

La vecchia continuò a sbaraccare quel tavolino, con sopra poggiato il futuro, in un tintinnio discontinuo di braccialetti e, senza guardarla si fece scivolare indietro: “però, lo hai chiesto a me”.

Quando C chiuse la bocca la zingara era già a una decina di passi. La sua schiena ondeggiava appena. Tavolo e ammennicoli sotto le braccia.

Non sono mai le risposte a mancarci, ma la domanda giusta.

Che cosa vuoi?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.