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Cosa resta della notte

cosa resta della notte capitolo 2

capitolo 2

Io ci ho pensato, le aveva risposto qualche giorno dopo.
E non lo so dire.

Cosa? Sollevando il mento dal suo frappè alla nocciola. E già le veniva da ridere.
Perché lui le prendeva un sacco sul serio, le parole. E a lei questa cosa piaceva tanto.

Come cosa. A cosa resta della notte!
Come se non avessero parlato d’altro fino ad allora. Ma cavolo, erano passati almeno dieci giorni.

Ma non era una domanda! Protestò lei pregustando la squisita e incasinata discussione che, sapeva già, avrebbero fatto.

Cioè… alzando gli occhi come a cercare un po’ indietro nella memoria, sì te l’ho fatta ‘sta domanda, ma io ho già la risposta.

Potevi dirmelo, che non avrei cercato.

Vabbè ma lo vuoi sapere?

Cavolo sì che lo voglio sapere. Mo’ me lo dici.

Allora… Sistemandosi dritta dritta sulla schiena, per dare il valore giusto a quelle parole.
La foto che non ho fatto.

È così bello quando ride, lui. Ride con tutta la faccia e con gli occhi, anche se si volta di lato come se volesse ridere solo per conto suo.

Daaaaai fammi dire! Lei.
Perché è un attimo perdere la sua attenzione, con quel pensiero così veloce che poi li porta via, e non finiscono un discorso.

No. Vai, vai. Con un gesto della mano.

Dicevo, allora. Sta foto è lì nella mia testa. Madonna. Così bella che se sembra fatta col 50mm. E invece niente, non mi sono mossa. Però ce l’ho negli occhi.

Lui annuiva e rideva. Che non capisci mai se ti sta seguendo o solo prendendo per il culo.

E lei, imperterrita, appesa a questo pensiero. E glielo voleva proprio dire.

Quando ho il dubbio che mi scivoli via, allora la controllo. Tipo… sei lì?
E quella appare, non so mica se nei miei occhi e nella mia testa.
Un po’, per ora, la sento anche sulla pelle.

Non ho capito niente.

Te lo devo dire bene! Guarda che io lo sento davvero!

Coosaa??

Un cerchio caldo intorno al polso. Circondandosi il polso piccolo con l’altra mano.

Assomiglia a un… COSÌ. Bello, senza gli orpelli del pensiero. E infatti mica pensavi, dormivi.

Lui cominciava a capire.

Lei si allungò fino alla sua mano, poggiata sul tavolino, tirandola a risalire al suo polso.
Così.

Lui la avvolse con le dita, stringendo un po’.

Lei gli sorrise. Così mi hai tenuto.
Io ho aperto gli occhi.
Ma mica mi sono mossa, che non volevo svegliarti. Ti voglio qui. Ti tengo qui. Pulito.

Davvero… Mica me lo ricordo.

Perché dormivi.

Ma non lo so. Secondo me non me lo ricordo e basta.

Oh, io sì. Infatti io lo so cosa resta della notte, e tu no.

Si vabbè, ma che vuol dire?

E che ne so. Niente. Ma a me, in quel momento lì, mi è sembrato abbastanza.
Anzi, mi è sembrato proprio tanto.

Riportando alle labbra il frappè alla nocciola, che nel frattempo, sciogliendosi, aveva lasciato una deliziosa schiumetta sulla superficie.

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